Diceva Marc Riboud: «Se preferisco fotografare quel che si muove è perché, essenzialmente, la fotografia consiste nel cogliere un istante piuttosto che un altro, nel coglierlo quando è maturo e fissarlo al momento giusto. Come trovare la nota giusta in musica e il giusto equilibrio in architettura. La soddisfazione è tanto maggiore quanto l’esercizio è più difficile e gli elementi da mettere insieme diversi, mobili e imprevedibili». (da una registrazione del 1986, pubblicata nel libro "Entre Vues" di Frank Horvat).

Questo per me è uno dei modi migliori per ottenere un ritratto autentico, il soggetto è intento a fare altro, è in movimento, sia fisico che mentale, perde l’attenzione verso l’obiettivo che lo osserva e si sveste dalla maschera di posa. Tutto diventa più autentico e intimo.
I ritratti da posa anche di modelle esperte, hanno sempre un velo di artificio che allontana il soggetto dall’osservatore. Un ritratto non è solo "un’immagine che ritrae un volto", ma spesso grazie all’occhio del fotografo può diventare un veicolo per trasmettere emozioni o raccontare una storia e se il soggetto indossa una maschera, tutto risulterà falso.
Per raccontare uno stato d’animo bisogna farsi avanti oltre al primo strato che il soggetto tende a presentare, passare attraverso questo e arrivare alla persona. L’ideale sarebbe fotografare il soggetto nel suo ambiente naturale a casa propria, o per i musicisti accompagnati dal proprio strumento. Per quanto riguarda questi ultimi nello specifico gli orchestrali alla fine perdono il piacere di suonare proprio perché perdono il legame con il proprio strumento. La fotografia potrebbe aiutare a ricreare la relazione unica esistente tra quel musicista e il suo strumento. A tal proposito si vede l’articolo della dottoressa Sabina Natali qui.

Il ritratto non necessariamente deve costringere il soggetto a guardare verso la macchina fotografica, l’obiettivo può essere più discreto lasciando spazio al soggetto, creando una scenografia armonica tra ambiente e soggetto.

Ecco cosa ho scoperto

Leggere i libri che i grandi fotografi hanno scritto in merito alla loro esperienza mi ha fatto capire che il vero ritratto è quello rubato, quello in cui il soggetto non sa di essere osservato oppure è quello in cui il soggetto entra in sintonia con il fotografo e si dimentica completamente dell'obiettivo.

Concludo con un'altra citazione di Frank Horvat:

“È quando il soggetto si muove che prendete il toro della fotografia per le corna.
O, come dicevo ai giovani fotografi che mi mostravano le loro nature morte: «Se fotografate solo ciò che vi lascia il tempo di cambiare idea, perderete i benefici del rischio».”